Il Giappone è sempre stato uno dei miei sogni. Al punto che conosco tantissimi termini del mondo giapponese (specialmente della cucina), al punto che sono sedici anni che mangio abitualmente nei ristoranti giapponesi (e no, non mi riferisco agli all you can eat). E forse era scritto da qualche parte che - proprio perché coltivo il sogno del Giappone da tantissimi anni - avrei dovuto aspettare tanto. Per poi innamorarmene. 

Il mio viaggio in Giappone è stato come un sogno. Una full immersion nei sapori, nelle tradizioni giapponesi. Un viaggio che non mi ha saziato, anzi, mi ha fatto venire voglia di tornare il prima possibile per continuare la scoperta. Perché il Giappone è un universo a sé e non basta un solo viaggio per esplorarlo.

Io sono partita da Tokyo, meta imprescindibile (dove, ahimè, ho passato veramente poco tempo), per poi spostarmi nel sud del Giappone, nel Kyūshū. Nella mappa qui in basso ho segnato tutte le tappe toccate durante il mio viaggio. 

Perché andare nel Sud del Giappone e visitare il Kyūshū

Meno battuta dal turismo (soprattutto italiano), l'isola di Kyūshū è meravigliosa. Caratterizzata da un clima mite (trovandosi a sud del Paese), da una cucina ricca e squisita, storici templi, paesaggi incredibili e anche attrattive di ultima generazione.

Tutta l’isola di Kyūshū meriterebbe una visita, anche per la presenza di vulcani attivi, coste quasi tropicali e splendidi onsen. Pensate che gran parte della storia giapponese si è svolta nel Kyūshū, quindi anche chi ha una passione per la storia qui troverà pane per i suoi denti. Chi - come me - ama immergersi nel tessuto urbano, apprezzerà Fukuoka (animo urbano del Kyūshū), dove batte l’anima multiculturale dell’isola e dove si mangia divinamente. 

Infatti Fukuoka è stata inserita da Lonely Planet tra i Best in Travel 2023 per quanto riguarda la cucina. Merito anche dei suoi famosi ramen, tra i più apprezzati di tutto il Giappone (approfondiremo dopo, durante la lettura). 

La cucina giapponese: non solo sushi

Sfatiamo questo mito. Il Giappone non è solo sushi. La cucina giapponese propone una miriade di pietanze squisite che variano da regione a regione. E tra queste vi è anche il (buonissimo) sushi. Durante il mio viaggio ho potuto avere una panoramica della cucina giapponese, gustando piatti prelibati in ristoranti di alta cucina tradizionale giapponese ma anche nelle caratteristiche yatai, bancarelle alimentari. La gastronomia è stata il focus del mio viaggio e posso serenamente dirvi che il Giappone meriterebbe di essere visitato anche solo per la cucina. Perché già questa è un viaggio sensoriale, un'esperienza distante anni luce dalla gastronomia come concepita in Italia. E con questo non intendo dire che la cucina giapponese sia migliore dell'italiana o viceversa. No, voglio sottolineare che sono due cose completamente diverse e, per chi ama immergersi in nuove esperieze culinarie, beh, venire in Giappone e lasciarsi deliziare dalla sua cucina è libidine pura. 

Quanto costa un viaggio in Giappone?

Questa è sicuramente una delle domande che mi viene fatta più spesso da quando sono rientrata dal Giappone. La verità è che è difficile quantificare e tanto dipende dal tipo di viaggio che si desidera fare, dal tipo di mezzi con cui ci si sposta (ad esempio i famosi treni veloci - gli shinkansen - sono molto più costosi), dal tipo di ristoranti in cui si pranza e si cena, dalle sistemazioni. Quel che posso dire è che, per quanto riguarda la cucina, si spende meno di quel che spesso si pensa del Giappone. Soprattutto nel sud del Giappone (e in generale nelle zone meno turistiche). 

Viaggiare in solitaria in Giappone

Visto che questa domanda mi è stata fatta spesso in questi giorni, ne scrivo anche qui. Onestamente viaggiare in solitaria (anche per una donna) in Giappone è molto sicuro. Il Giappone è uno dei Paesi più sicuri al mondo - anche se, ovviamente, consiglio di non abbassare mai la guardia, ovunque. 

Io spesso mi sono spostata da sola e mi sono sempre sentita al sicuro. Cosa importante, più che altro per riuscire a orientarsi senza problemi e a cavarsela sempre, è noleggiare una pocket Wi-Fi o acquistare una sim locale in modo da avere sempre connessione internet e poter utilizzare il navigatore. 

Come raggiungere il Kyūshū - e come spostarsi in Giappone

Dato che a Fukuoka c'è uno degli 8 aeroporti principali giapponesi, il Kyūshū può essere raggiunto direttamente in aereo, da Tokyo o altre città vicine al Giappone (ad esempio Fukuoka è ben collegata a Taipei, dove io ho fatto scalo). Diversamente, può essere raggiunta agevolmente anche in treno. Nel viaggio di andata ho preso uno shinkansen - il famoso treno veloce giapponese - che, da Tokyo, mi ha portato a Fukuoka in sole 5 ore esatte. Pensate che la distanza da Tokyo a Fukuoka in auto sarebbe stata coperta in 13 ore e, con il velocissimo shinkansen, ne bastano solo 5. 

Al di là della velocità, io consiglio di prendere almeno uno shinkansen durante il viaggio in Giappone. Questo perché lo shinkansen è un'icona giapponese, un mezzo davvero molto utilizzato dalla popolazione. È quindi parte dell'esperienza e, secondo me, è bene inserirlo nell'itinerario, anche solo per una "breve" tratta. Ricordate di portare a bordo una ekiben, la bento (la scatola di cibo che abbiamo visto centinaia di volte negli anime) che si acquista nei negozietti della stazione o direttamente sul treno. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, il pesce contenuto all'interno è sempre fresco e ci sono bento di ottima qualità. È anche un'ottima occasione per provare qualche manicaretto locale - dal salato al dolce. Ricordate, però, che solo su alcuni mezzi giapponesi è consentito mangiare. E tra questi, gli shinkansen. 

Per il resto del viaggio, per spostarmi nelle varie tappe del Kyūshū, ho utilizzato diversi treni. Non solo shinkansen, ma anche diversi treni locali - meno veloci ma sempre puntualissimi.

Se vi spaventa orientarvi in stazione e familiarizzare con i treni giapponesi - cosa che capisco benissimo, essendoci passata - posso tranquillizzarvi affermando che i giapponesi proveranno sicuramente ad aiutarvi. Dai passanti al personale in stazione. Almeno così è stato per me, anche quando ero sola. 

Tokyo

La mia prima tappa in Giappone è stata - come quasi sempre accade - Tokyo. Tokyo, che mi ha stregata completamente (come prevedevo). Caotica, luminosa - a tratti accecante, incredibilmente tecnologica. Passeggiare per Tokyo è come essere inghiottiti in un film in cui è inevitabile perdere la cognizione spazio-temporale. Per me è stato così. Non so esattamente quante ore ho passato passeggiando per Tokyo. So solo che non facevo altro che guardami intorno, con gli occhi che brillavano per l'emozione e l'incredulità. 

Il Kyūshū

Il focus del mio viaggio è stato il Kyūshū con la sua cucina. Quindi il mio racconto si concentrerà prevalentemente sull'esperienza nel sud del Giappone, che spero prenderete in considerazione per il vostro itinerario. 

Fukuoka

Partiamo da Fukuoka, la città più grande del Kyūshū, nonché l’ottavo centro urbano del Giappone. Da questo momento in poi leggerete di Fukuoka e Hakata e probabilmente vi chiederete da dove spunta Hakata e se si tratta di due città diverse. Vi spiego. Fukuoka è formata dall’unione di due città un tempo separate: Fukuoka, sede del castello, situata sulla sponda occidentale del Naka-gawa, e la città mercantile di Hakata, a est. Nel 1889 i due centri divennero una sola entità con il nome di Fukuoka, anche se quello di Hakata è ancora in uso (per esempio, si parla dell’aeroporto di Fukuoka e della stazione di Hakata, pur trattandosi della medesima città). Pensate che la storia commerciale di Hakata è antichissima risalendo a ben due millenni fa e prosegue ancora oggi, grazie allo stretto legame con Seul e Shanghai. 

Chi come me ama la cucina giapponese non può perdere Hakata - una città che si difende così bene che Lonely Planet - lo ribadisco - l’ha nominata tra i Best in Travel 2023 proprio per la gastronomia.

Oltre alla cucina, a Fukuoka c'è tanto da vedere. Nel poco tempo a disposizione io sono riuscita a fare una lunga passeggiata tra i suoi quartieri di sera (passeggiata assolutamente consigliata) e a godermi i suoi bellissimi templi. 

L'aspetto della città che ho notato subito? La sua tranquillità. Emana pace. Ed è tutto a portata di mano (basti pensare che l'aeroporto è a circa 6 minuti di metro e 8 minuti di auto dal centro di Hakata).

Fukuoka - dove mangiare

Per chi ama la cucina giapponese - e la cucina in generale - Fukuoka potrebbe rivelarsi la meta ideale (e il tempo in programma potrebbe non essere sufficiente, vi avverto). Qui troverete ristoranti di alta cucina tradizionale giapponese, ma anche le yatai, soluzioni più easy - potremmo definirle bancarelle alimentari, anche se sarebbe riduttivo - dove il cibo diventa il collante tra i commensali invitando al dialogo e alla socialità.

Per quanto apprezzi la cucina gourmet, devo dire che l’esperienza nelle yatai non è proprio da meno, anzi. Gustosissima, (più) economica e memorabile! Queste bancarelle alimentari sono più che un semplice posto dove sedersi e mangiare. Sì, sono un vero e proprio stile di vita, un’occasione per mescolarsi alla gente del posto dopo il tramonto, chiacchierarci e conoscere le loro abitudini, cosa non sempre facile nelle grandi città. 

A Fukuoka si contano circa un centinaio di yatai indipendenti, concentrate nelle zone di Nakasu, Tenjin e Nagahama, e ogni bancarella può ospitare dalle otto alle dieci persone per volta. Le prime sono quelle ormai più turistiche, frequentate soprattutto dai forestieri, sicuramente anche per la vicinanza al fiume che le rende più suggestive. 

Se preferite mescolarvi alle persone del posto, allontanatevi dal lungofiume e raggiungete le bancarelle più solitarie disseminate per la città (spesso anche molto più buone). Io ho fatto così e lo consiglio anche a voi. 

A differenza di quanto avviene da noi, solitamente nelle yatai non ci si trattiene dopo aver finito di mangiare. Considerato il numero ridotto di posti a sedere, se avete finito di mangiare e bere è buona norma pagare e andare via, così da permettere ad altre persone di accomodarsi. Ma finché ordinerete e avrete un piatto o una bevanda davanti, nessuno vi inviterà ad andar via - e sicuramente avrete modo di scambiare qualche parola o sguardi d'intesa culinaria con coloro che condividono la yatai con voi. 

Le yatai più consigliate (da chi vive a Fukuoka) per gustare la cucina locale sono tre e si trovano tutte nell'area di Tenjin:

- Barakamon, per provare i famosi ramen di Hakata, tagliolini serviti in un sostanzioso brodo preparato con ossa di maiale. Un piatto davvero irresistibile (e nelle storie in evidenza su instagram vi mostro anche un tutorial per mangiarli correttamente e non all'occidentale, come faceva la sottoscritta).

- Agodashitei Sakiich, la più "romantica" delle tre, a mio avviso. Ideale per gustare un buonissimo oden, una sorta di zuppa che prevede la cottura di vari ingredienti. Da accompagnare con sakè, shochu soda, té o altre bevande non tradizionali.

- Kawachan, per provare numerosi piatti. In primis gli yakitori (spiedini di carne), poi i mentaiko tamagoyaki (involtini di uova contenenti uova di pesce avvolte nelle alghe). La migliore yatai per socializzare, forse per l'atmosfera che favorisce gli incontri e la socializzazione. 

Una curiosità sulle yatai: come scritto su, a Fukuoka ce ne sono un centinaio, più che in tutto il Giappone! Qui, infatti, nelle yatai gli standard qualitativi del cibo sono molto alti e quindi il governo giapponese ha concesso alle yatai di rimanere aperte e continuare a deliziare a suon di portate locali (e non solo). Ecco perché le yatai sono una peculiarità di questa città.

Ricordate che le yatai sono "aperte" solo di sera, dalle 18:30 circa in poi. 

Accanto alle yatai, a Fukuoka è possibile cenare o pranzare in ristoranti di alto livello. E secondo me è questa dicotomia che rende la città davvero speciale. Ho avuto modo di gustare la cucina della città con due modalità completamente differenti, apprezzandole entrambe. 

Vi lascio due indirizzi di alta cucina: 

- Ishibashi-do Shirotsugu per provare l'eccellente cucina tradizionale giapponese, con un bellissimo (e lungo) percorso. Un vero viaggio nei sapori del Sol Levante. Costo del percorso: circa 13.000 yen, circa 89 euro. 

- Sushi Yamanaka per gustare il vero sushi giapponese. Un'esperienza intima, a tu per tu con lo chef. Sì, perché ho pranzato da sola di fronte allo chef, mentre con cura e passione assemblava il riso, con movimenti sicuri e metodici tagliava il pesce e poi preparava le portate, una ad una. Ogni nigiri - servito singolarmente proprio come un'opera d'arte - aveva un sapore unico. E poco importa se lo chef non parlava bene l'inglese (riusciva a malapena a spiegarmi cosa stessi mangiando e se fosse necessario aggiungere salsa di soia o meno). L'esperienza è stata pura libidine. Dato che per arrivarci mi sono persa più volte, vi informo che la porta d'ingresso è piccolina e un po' nascosta e il nome del ristorante è scritto solo con i caratteri giapponesi, quindi vi conviene chiedere subito informazioni, una volta all'interno dell'Oriental Hotel (accanto alla stazione di Hakata). Costo del percorso: poco più di 6000 yen, circa 41 euro.

Yame

La più remota delle tappe del mio viaggio in Giappone è stata senza dubbio la cittadina di Yame. Così remota che, quando una signora locale mi ha visto, si è fermata davanti a me con la bicicletta e per almeno venti minuti buoni non ha smesso di dimostrarmi il suo entusiasmo battendo le mani e provando a consigliarmi cosa non avrei dovuto assolutamente perdermi in zona. Pur non parlando in inglese, è riuscita a farsi capire e a farmi venir voglia di seguire le sue dritte da super local. È stato davvero un bel momento (ormai molto raro, col turismo che arriva quasi dappertutto e spesso non lascia spazio allo stupore).

Yame è una cittadina sì remota, ma anche cruciale per il commercio. In passato era un importante punto di snodo, soprattutto per il commercio del tè e per la produzione di lanterne di carta. Ancora oggi Yame è la culla del tè verde (la qualità più alta di tè verde) e della produzione di lanterne di carta, che da qui vengono inviate in tutto il Giappone. Ho avuto modo di degustare il pregiatissimo tè di Yame (e portarne un po' a casa) e di vedere il dietro le quinte della creazione delle lanterne - un processo molto lungo di cui ignoravo i passaggi. 

Consiglio Yame a chi vuole allontanarsi dagli itinerari battuti per scoprire un pezzettino di autentico Giappone. E se dormite a Yame, vi consiglio di soggiornare nel bellissimo Nipponia Hotel, dove ho soggiornato io. Un posto davvero speciale nonchè un'antica casa tradizionale giapponese che è stata riconvertita in un caratteristico hotel che propone anche una cucina deliziosa e molto ricercata. Il classico posto dove, una volta entrati, non si vorrebbe andare più via. Anche perché le scarpe vengono lasciate subito all'ingresso per immergersi nell'esperienza giapponese.

Dormire qui per me è stato come trasformarmi nella protagonista di un manga. Ho indossato gli abiti tradizionali giapponesi. Ho scoperto che quei calzini con l’alluce separato si chiamano tabi e quelle infradito (bellissime ma scomodissime) che ho sempre visto nei cartoni animati giapponesi (anime) si chiamano geta.
E ho mangiato pesce a colazione - perché sì, i giapponesi mangiano pesce alla griglia a colazione. Alla griglia e non solo. Non credo che mangerei mai pesce a colazione a casa, ma nel contesto giapponese era la scelta più "scontata" che potessi fare (anche perché nei posti tradizionali la classica colazione che viene servita è proprio quella con pesce, zuppa di miso e altre pietanze tipiche. Dimenticate biscotti e croissant). Un'altra cosa che ho apprezzato tantissimo al Nipponia Hotel è stata la gentilezza delle ragazze del personale, che mi hanno letteralmente coccolato. Uno dei posti più speciali in cui io abbia mai soggiornato, dico davvero. 

Arita

Arita è stata una piacevolissima scoperta. Rinomatissima per la sua porcellana, Arita è una meta molto amata dal turismo giapponese e, in generale, asiatico - ma ancora poco conosciuta dal turismo occidentale. Eppure la porcellana di Arita ha avuto una grandissima influenza sugli stili europei. Arita è considerata la culla della porcellana giapponese, che veniva originariamente prodotta esclusivamente per l'élite giapponese e poi esportata in enormi quantità in Europa.

Va da sé che Arita è la meta perfetta per fare shopping di porcellana, vista la presenza di numerose boutique di alto livello. Se non avessi avuto problemi di peso con la valigia, sicuramente avrei fatto incetta di ceramiche per la nuova casa. Rimanendo sempre in tema ceramica, per il pranzo ad Arita segnalo Gallery Arita, un posto che custodisce oltre 2500 tazzine in ceramica, tutte diverse e tutte esposte. Esposte affinché possano essere ammirate, ma anche scelte (una per volta, ovviamente) dai clienti per sorseggiare il proprio tè o il proprio caffè, personalizzandolo. Il pranzo, tra l'altro, è molto buono e consente di scegliere tra diverse portate, inclusi alcuni menù con più piattini (come si usa in Giappone) per provare le specialità di Arita. Io ho scelto il menù che prevedeva anche l'assaggio del tofu di Arita, molto cremoso e simile a un dessert. 

Al di là della porcellana, un'esperienza che consiglio vivamente di fare ad Arita è la visita della Kura nell’Arita Porcelain Park, per scoprire dove e come vengono prodotti sakè e shuchu (un distillato tipico giapponese, molto buono). E ovviamente anche per degustarli. E poi vedrete che vi verrà voglia di far entrare queste due bevande tradizionali giapponesi nella quotidianità. Io ad esempio durante il viaggio non ho mai bevuto vino, ma ho accompagnato tutte le pietanze solo ed esclusivamente con sakè, shuchu o tè. 

Per dormire ad Arita - e per gustare una buona cena - non posso che consigliarvi Arita Huis, il luogo meraviglioso dove ho soggiornato e cenato. Non si tratta di una struttura tradizionale, ma è perfettamente inserita nel contesto di Arita. Le camere sono molto curate e spaziose e la chicca è la cucina, a cura dello chef Takashi Ikeda (da pochi mesi rientrato in Giappone, dopo anni di esperienza in ristoranti 3 stelle Michelin tra Danimarca, Spagna e Parigi). L'esperienza gastronomica qui è altamente consigliata e va prenotata in anticipo. Preparatevi ad accomodarvi di fronte allo chef, ammirando la preparazione dei piatti e pregustandone gli indimenticabili sapori. La cucina di Takashi Ikeda vi scalderà l'anima perché rimane impressa nel cuore e nella mente. Takashi utilizza solo materie prime locali e le reinventa creando piatti altamente fantasiosi che raccontano il Giappone e le sue tradizioni, in chiave inconsueta. Da non perdere il Saga beef, uno dei Wagyu più pregiati, tipico di questa zona. 

Dazaifu

Dazaifu è una meta che non può assolutamente mancare nell'itinerario. Qui infatti vi è uno dei santuari più visitati del Giappone: Dazaifu Tenmangū. Una delle mete da non perdere assolutamente nel Kyūshū. Dista circa 30 minuti di auto da Hakata - ed è raggiungibile anche con i mezzi pubblici.

Con i suoi oltre 1100 anni di storia, il Dazaifu Tenmangū è dedicato allo studioso del IX secolo Sugawara Michizane, sepolto e venerato qui come Tenjin, il patrono shintoista dell’istruzione, della cultura e delle arti. Si tratta del principale di circa 12.000 santuari Tenjin disseminati in tutto il paese, oltre che una meta molto frequentata dagli studenti, che vi si recano a pregare per passare gli esami e ottenere buoni risultati. 

La specialità da non perdere a Dazaifu è l’umegae-mochi, il dolce tipico del santuario, che vedrete preparare in innumerevoli localini lungo la strada principale. Si tratta di una sorta di tortino di riso (mochi) ripieno di purea dolce di fagioli rossi azuki. Io l'ho trovato delizioso. Una curiosità: sul dolce vi è l’impronta di un fiore di prugno, ritenuto il preferito di Sugawara e simbolo del Dazaifu. Infatti il prugno a Dazaifu è molto importante: tra le fine dell’inverno e l’inizio della primavera ci si potrebbe imbattere nello spettacolo della fioritura dei 6000 prugni del santuario, un fenomeno che richiama tantissimi visitatori. Io ho avuto il privilegio di assistervi (seppure i prugni non erano ancora tutti completamente in fiore), essendovi stata a inizio marzo.

Se potete, ritagliatevi abbastanza tempo per la visita. È un santurario che va visitato con calma (e con scarpe comode per salire fin su). 

Per costruire il vostro itinerario di viaggio e lasciarvi ispirare, vi consiglio di dare un'occhiata al sito dell'ente del turismo giapponese

Disclaimer: grazie di cuore a Visit Japan che ha pianificato questo viaggio per me. Anche se questo è articolo è frutto di una collaborazione con l’Ente le mie opinioni sono, come sempre, oneste e sincere.