Chi mi conosce lo sa. Se mi proponete di degustare un buon vino, beh, non mi tiro mai indietro. 

Mi piace molto questo mondo e, sebbene abbia ancora un corso sommelier da portare a termine, mi piace seguire chi ne capisce, chi lavora nel mondo del vino con passione e dedizione. È così che mi sono appassionata alle instagram stories e ai podcast di Laura Donadoni, conosciuta sui social come The Italian Wine Girl. Laura è giornalista, Vinitaly International Ambassador, ed è l’unica donna italiana membro del prestigioso International Circle of Wine Writers di Londra. Vive da anni in California e collabora con importanti riviste di settore e guide negli Usa, come Slow Wine,  Somm Journal e Tasting Panel. In qualità di ambasciatrice dei vini italiani, Laura difende la cultura del vino italiano negli States e tra gli anglofoni.

C'è una cosa che apprezzo moltissimo di Laura: quando parla di vino - nonostante tutti i suoi titoli e la sua esperienza - non è mai saccente. Non ostenta mai nulla e parla sempre con dolcezza e semplicità. Abbiamo iniziato a seguirci sui social circa un anno fa e, da allora, abbiamo iniziato a studiarci, a conoscerci e stimarci vicendevolmente. Fino a quando abbiamo pensato a una collaborazione. Lei, giornalista e sommelier bergamasca innamorata della Puglia e io, travel blogger pugliese innamorata dei vini. Potevamo non partire con un articolo dedicato all'enoturismo e - in particolare - al vino in Puglia

Vi lascio quindi alle parole di Laura, che ci porta nelle zone della Murgia e della Daunia, alla scoperta di due vitigni autoctoni pugliesi. E di alcune cantine che potete inserire nei vostri itinerari di viaggio.

Due vitigni autoctoni pugliesi di tutto rispetto - anche se meno conosciuti

C’è un fatto che mi sorprende sempre del mio lavoro di ambasciatrice dei vini italiani negli Stati Uniti: tanto è immensa la diversità del nostro Paese, quanto è superficiale la conoscenza e l’esperienza dei nostri tesori enogastronomici da parte degli stessi italiani. Ricevo spesso messaggi privati o email da parte di connazionali incuriositi da qualche articolo o video sul mio blog in inglese, riguardo a varietà dimenticate o vini poco conosciuti perfino nei loro stessi territori.

Come dicevano bene i latini: nemo propheta in patria, nessuno e’ profeta a casa propria, ci vuole una certa distanza per ammirare il quadro nella sua interezza e bellezza. E di distanza io ne so qualcosa, mi trovo a oltre diecimila chilometri dalla nazione piu’ bella del mondo e da qui la vedo brillare piu’ forte, anche e soprattutto in questi tempi bui.

Allora ho pensato di prendere un po’ di questa luce e rimandarla indietro, a voi italiani che state scalpitando per uscire da questa infinita quarantena e che sognate i viaggi, le esplorazioni e, se enofili inguaribili come me, i prossimi tour enogastronomici. Perché non partire proprio da sotto casa?  

Vi porto in Puglia, ma non nelle aree più “blasonate”, del Negroamaro (lo splendido Salento) o del Primitivo di Manduria. Vi racconto due vitigni autoctoni di tutto rispetto ma che non si sono guadagnati le luci della ribalta, bensì il destino di uve dimenticate, nonostante una storia millenaria.

 

Il Nero di Troia, gentleman d'altri tempi

Che ci crediate o no, è la terza varietà autoctona pugliese a bacca nera per ettari coltivati e per importanza commerciale, dopo il Primitivo e il Negroamaro. Ci troviamo in Daunia, ovvero tra le province di Foggia e Bari.

I suoi vini monovarietali non sono facili da trovare, dal momento che viene tradizionalmente utilizzato come uva da taglio in molti vini rossi locali, ma un buon Nero di Troia è un vero gioiello. Elegante e ricco di frutti rossi, con note di spezie delicate: ciliegie rosse, ribes rosso, pepe nero, tabacco, una consistenza di peso medio, acidi equilibrati e tannini raffinati. Non è un il rosso meridionale audace che ci si aspetta, è lontano dai primitivi alcolici e ricchi, così come dagli scalpitanti Negroamaro: il Nero di Troia è affascinante, pulito, profumato con un discreto potenziale di invecchiamento. Un gentlemen, nonostante il nome non certo finissimo per le orecchie maliziose.

Il rinnovato interesse per quest'uva ha portato a un aumento dei vini monovarietali nell'ultimo decennio, non solo rossi ma anche rosati. Castel del Monte DOC è la denominazione principale di riferimento. La storia viticola qui è profondamente radicata nella mitologia. Si dice che l'eroe greco Diomede sia atterrato qui al suo ritorno dalla guerra di Troia, e qui abbia piantato una vite di quella che era destinata a diventare la varietà iconica della zona, il Nero di Troia appunto. Nel Tredicesimo secolo, l'imperatore svevo Federico II scelse questo come suo dominio preferito, e la Murgia conserva gelosamente fino ad oggi preziose reliquie del suo potere, come il magnifico Castel del Monte, patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Il Bombino Nero, i profumi dell'estate

Il Bombino Nero è un'altra varietà locale autoctona a bacca rossa, che si trova principalmente nell'area di Castel del Monte.  I cru, le zone predilette, per i vigneti di Bombino Nero sono Ruvo e Corato, dove si possono incontrare affascinanti vecchie vigne ad “alberello”, il tradizionale antico metodo di coltivazione. Sembrano sculture viventi di legni ritorti a memoria di stagioni dimenticate. Questa varietà prospera sui terreni neri delle Murge, ricchi di detriti organici, stratificati con rocce marnose-calcaree, chiamate "chiancarelle". Raramente il Bombino Nero viene prodotto in purezza, di solito viene aggiunto al Negroamaro per esaltarne i profumi e la freschezza, ma esiste una denominazione ad esso dedicata, Castel del Monte Bombino Nero DOC. Negli ultimi cinquant'anni la superficie vitata del Bombino Nero è diminuita di oltre il cinquanta per cento, perché i suoi caratteri di leggerezza e delicatezza non incontravano il favore del pubblico. Oggi è vero il contrario: il palato degli appassionati si rivolge a vini più minimalisti, più eterei, quindi il Bombino Nero sta vivendo un vero ritorno. I vini di Bombino Nero sono fragranti e di medio corpo con intensi aromi di bacche rosse. Un abbinamento perfetto per semplici spaghetti al pomodoro o una pizza rossa. Il Bombino Nero dà il suo meglio nei vini rosati: freschi, fruttati, profumati di pompelmo e fiori di ibisco, con un’acidità quasi piccante. Un vino che sa di estate.

Ora che vi ho fatto venire l’acquolina in bocca, non mi resta che suggerirvi qualche cantina delle Murge da visitare per assaggiare queste perle in persona e conoscere le storie dei produttori: vi riveleranno il carattere tenace, riservato e gentile che si ritrova nei vini di questa zona. Non c’e’ altro prodotto della terra che assorbe a tal punto le circostanze ambientali, culturali e umane come il vino. E allora buon viaggio alla scoperta del Nero di Troia, del Bombino Nero, di luoghi speciali e di personaggi autentici.

1. Bocca di Lupo - Tormaresca

Attraverso la strada sterrata che attraversa i 140 ettari di vigneti si giunge alla meravigliosa cantina, costruita secondo i canoni delle antiche masserie della Murgia con la sua struttura “fortificata” e i luminosi muri bianchi in tufo. Un posto ovattato, quasi un rifugio per l’anima e i sensi in mezzo alla campagna pugliese.

Insieme ai “tratturi” e ai muretti a secco, queste antiche residenze sono le poche testimonianze della presenza dell’uomo nell’area circostante dove, più che in ogni altro posto, la natura non si è lasciata vincere dall’urbanizzazione.

All’interno della masseria, visiterete la barricaia che è davvero impressionante. Sormontata da un soffitto con volta a crociera, anche questa in tufo, contiene fino a 1000 barriques di rovere. Dal secondo piano della struttura si gode infine un panorama mozzafiato: sulla collina si può ammirare il villaggio di Minervino con le sue costruzioni in pietra bianca che riflettono i raggi del sole; ad ovest si scorge la Basilicata con il suo vulcano Vulture che veglia su tutto il territorio.

Bocca di Lupo produce tra le numerose etichette anche  un Nero di Troia in purezza, Ettore, un vino molto importante, quasi da meditazione, che puo’ sicuramente beneficiare di qualche anno di invecchiamento in cantina prima di essere gustato.

2. D'Alfonso del Sordo

Cantina storica in Daunia, una tradizione viticola che risale al 1800 e si è tramandata negli anni. Oggi alle redini della tenuta Coppanetta, situata ai piedi del promontorio Garganico, che comprende circa 25 ettari coltivati a vigneto, c’è Gianfelice D’Alfonso che insieme alla moglie Celeste ha incrementato sempre di più la qualità dei vini prodotti dall’azienda e ha puntato sulla valorizzazione dei più importanti vitigni autoctoni della Puglia settentrionale. Tra cui il Nero di Troia.

In onore degli sforzi che suo padre aveva affrontato verso la fine degli anni Settanta per reperire un clone particolare di questo vitigno, nel febbraio del 2002 Gianfelice conclude con l’Università di Foggia una convenzione per invogliare gli studiosi della facoltà di agraria a valutare e studiare le potenzialità del Nero di Troia.

Intuizione che si rivelerà vincente visto che, dalle prime vinificazioni in purezza oggi molte sono le cantine che hanno deciso di dedicare uno o più vini proprio a questa varietà. Ma questa ed altre affascinanti storie di pionierismo vi verranno raccontante direttamente dai protagonisti, in cantina.
 

3. Mirvita Opificium Arte Vino

MIRVITA OPIFICIUM ARTE VINO è una giovane realtà vitivinicola, nominata “Progetto di eccellenza rurale in Italia” dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della Repubblica italiana. È una realtà che unisce vino e arte, oltre che una grande attenzione per la viticoltura sostenibile e la biodiversità.

Non aspettatevi la classica, tradizionale cantina ricavata da un edificio storico o da una masseria. Mirvita è un’esperienza unica nel suo genere.

Si tratta della prima azienda vinicola concepita e realizzata secondo un'ispirazione suprematista: è una cantina moderna sul piano architettonico e tecnologico, che si pone come obiettivo la tutela e la valorizzazione dei vitigni autoctoni e – non certo ultimo - un nuovo approccio alla comunicazione con etichette a carattere “cosmico” e un packaging in grado di esprimere in modo nuovo e fuori dal coro il suo valore identitario, oserei dire futurista.

Se sarete fortunati, a farvi da Cicerone ci sarà la mente filosofica dietro a questa azienda innovativa, il proprietario e fondatore, il professor Donato Di Gaetano. Quattro chiacchiere con lui e un assaggio del suo Bombino Nero rosato (che si chiama Suprematism) sono cio’ che si puo’ definire un’esperienza edificante per tutti i sensi: il gusto, l’olfatto, l’anima e l’ingegno.

Cosa vedere in queste zone - come organizzare il vostro tour in Puglia

Dopo il preziosissimo contributo di Laura, aggiungo solo qualcosa relativamente al territorio.

Per organizzare il vostro viaggio in Puglia, date un'occhiata all'articolo in cui vi illustro i miei itinerari pugliesi. Il terzo itinerario sarebbe perfetto per includere la visita in queste cantine, tra la Murgia e i Monti Dauni, e approfondire la conoscenza di questi vitigni.
Qui di seguito, alcune destinazioni imperdibili. 

Bari - la mia bella Bari

Per visitare Bari vi consiglio di dare un'occhiata al mio articolo con l'itinerario da percorrere a piedi in un giorno. Completo di consigli per lo street food e per i ristoranti. 

Trani, punto di partenza per esplorare la BAT e il nord barese

Castel del Monte

Vieste, punto di partenza per esplorare il Gargano

Lato food: cosa mangiare assolutamente in queste zone della Puglia

E se parliamo di vino, è doveroso parlare anche di cibo.

Come suggerito da Laura, ecco alcune specialità pugliesi imperdibili. 

Orecchiette (di Bari)

Pane (di Altamura)

Burrata (di Andria)

Per conoscere meglio Laura, seguitela qui: Comeilvinoticambialavita.com