Era il 2 marzo e parlavamo della bellezza collaterale

Dopo pochi giorni sono cambiate tantissime cose.  Tutta l’Italia è in quarantena e tutta l’Italia sta lottando contro lo stesso – unico – nemico: il coronavirus.

In molti, a casa, stanno ripescando hobby e passioni: chi cucina, chi legge, chi guarda serie TV, chi condivide workout, chi dipinge, chi suona, chi canta, chi fa dirette instagram. Qualcuno non sceglie e, non so come, riesce a fare tutto questo. C’è anche chi si sente immobilizzato perché, in questa frenesia del riempire le giornate per non annoiarsi, ci propinano anche troppo.

Io ho vissuto questa fase di immobilità nei primissimi giorni di quarantena, poi ho deciso di rimboccarmi le maniche e dare un senso a questi giorni a casa. Anche perché se non faccio qualcosa che reputo utile, ecco, il mio umore collassa.

Tra le varie cose che mi sono ripromessa di fare con costanza c’è la scrittura. Da sempre per me è una cura, una liberazione, un toccasana.

Cercherò di farvi sempre trovare nel blog degli articoli utili per questo periodo, o per quello immediatamente successivo (che spero arrivi il prima possibile).

E a proposito di bellezza collaterale. In questi giorni è cambiato anche il mio concetto di bellezza collaterale. Credo di aver capito qual è la vera bellezza collaterale di questa situazione: vedere finalmente un’Italia unita. Unita come non capitava dai Mondiali del 2006. 

Lo ricordo ancora bene quel giorno, sebbene siano passati 14 anni. Mi trovavo a casa del nonno di una mia amica, con la comitiva storica. Ricordo ancora la gioia per le strade di Bari, i cori, gli spari, il tricolore sventolato ovunque che ci ha accompagnato dal verace quartiere Libertà all’elegante Corso Vittorio Emanuele. Ricordo ancora quell’entusiasmo e quella sensazione di unione, senza alcuna distinzione. Allora ci si poteva abbracciare, certo, ma la sensazione di uguaglianza che si respirava era la medesima.

Oggi, davanti a questo virus, siamo tutti uguali. Settentrionali e meridionali, di qualsiasi estrazione sociale, con qualsiasi background

Ci sentiamo impotenti, tutti allo stesso modo.

Ricordo ancora quando agli albori del 2020, in uno speakeasy di Manhattan, mi sentivo felice e invincibile. Sentivo che quest’anno avrei dovuto impegnarmi tanto, ma ero certa che avrei ricevuto tanto in cambio. New York in questo è unica: riesce a trasferirti un’energia pazzesca.

Invece il primo trimestre del 2020 è arrivato e ha scombussolato tutto, mettendo in discussione le priorità e cancellando progetti. Sì, dico cancellando e non posticipando. Perché tutti i progetti che verranno ripresi dopo questo evento avranno un altro spirito. Avranno un sapore più intenso. Il sapore di quelle cose che ti sei guadagnato.

Penso al mio progetto dedicato alla Puglia. Grazie al vostro contributo l’ho chiamato “Resto in Puglia” e devo ammettere che non avremmo potuto affibbiargli un nome più azzeccato. Io non vedo l’ora di ripartire con questo progetto, davvero. Sento già un irrefrenabile entusiasmo perché oggi sono ancora più orgogliosa e desiderosa di parlare della mia terra e delle persone di valore che la vivono. 

E nonostante il mio focus sarà sempre la Puglia, voglio estendere il progetto a tutta l’Italia. Tutta l’Italia ha bisogno di essere raccontata, di essere salvaguardata. Salvaguardata anche da chi la sfrutta e poi se ne dimentica.

Conoscendo l’importanza del potere mediatico degli influencer, posso dirvi che mi è dispiaciuto vedere tante fashion blogger/celebrities internazionali che non hanno sprecato una parola per supportare l’Italia, sebbene pochi giorni fa erano a Milano per la fashion week. Sebbene nei loro post ostentino continuamente brand dell’alta moda nostrana.

La nostra Italia va protetta. 

E va protetta da noi. Da noi italiani.

Non so voi, ma io ho tantissima voglia di Italia. Di girarla tutta, in lungo e in largo. Mi manca più di ogni altra cosa. Viaggiare per l’Italia e fare incetta di tutti quei bellissimi cliché che più volte abbiamo condannato. Riscoprire l’Italia andando alla ricerca delle storie più semplici e autentiche, di quei borghi isolati, dei paesini meno blasonati. Ho una voglia pazza di tutto questo.

E poi mi manca terribilmente il mare. Mi manca il nostro mare, il Mar Mediterraneo che lambisce le coste italiane.

Mi sento orgogliosa di essere italiana.

Orgogliosa delle centinaia di migliaia di persone che stanno lottando come leoni per strappare alla morte il più fragile tra i nostri connazionali.

Pensiamoci. E ricordiamocelo a lungo. A lungo ricordiamoci che quando fuori dall’Italia si ragionava sul sacrificare i più deboli per salvare i forti, qui i forti facevano 12 ore di turno consecutive per salvare i deboli.  E torniamo, una volta tanto, ad essere orgogliosi del nostro Paese.― Leonardo Cecchi

Come ha scritto in un post Leonardo Cecchi – “lo dimostrano le testimonianze di enorme solidarietà da parte di tutti, di medici e operatori sanitari che non dormono da giorni. E, sì, lo dimostra anche lo Stato, che non è ricco come quello dei nostri cugini europei. Che è più scalcagnato, meno moderno. Ma che nonostante questo non prenderebbe mai lontanamente in considerazione un’aberrazione come quella messa in atto dalla Gran Bretagna. E si sta facendo in quattro per salvare tutti. Pensiamo allora a questo. Pensiamo allora che, nonostante tutto, siamo un grande paese, una grande civiltà.  Pensiamoci. E ricordiamocelo a lungo. A lungo ricordiamoci che quando fuori dall’Italia si ragionava sul sacrificare i più deboli per salvare i forti, qui i forti facevano 12 ore di turno consecutive per salvare i deboli.  E torniamo, una volta tanto, ad essere orgogliosi del nostro Paese.”

Non avrei potuto esprimere meglio il concetto.

Promettiamo a noi stessi che ricorderemo a lungo che l’Italia, davanti a un’emergenza simile, si è dimostrata un Paese di grande valore.

Io in questi giorni mi sento più suscettibile e vulnerabile che mai. Basta poco per farmi commuovere, per farmi sentire una morsa allo stomaco. E non è tanto la paura o la lontananza da chi amo, bensì la sensazione che ci sia qualcosa di tanto bello quanto fragile da proteggere.

Il nostro Paese e gli italiani.

Abbiate cura di voi.

Abbiate cura della nostra cara Italia.

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Grazie e un grande abbraccio. Non so voi, ma io ne sento tanto il bisogno.