Per l'India bisogna essere preparati.

Mi avevano detto così. E io ci avevo creduto.

Sognavo di vedere l'India ma scacciavo quel desiderio perché in molti mi dicevano di aspettare. E così puntualmente rimandavo, aspettando un fantomatico momento propizio.

Ma si sa, la vita fa il suo gioco e se ne frega dei nostri tempi e delle attese. E infatti qualche mese fa sono stata contattata da DGV travel, web tour operator italiano specializzato nei viaggi itineranti in Oriente. Parlando di viaggi e di Asia, abbiamo finito per parlare di India. Così dopo qualche mese mi sono ritrovata a bordo di un volo Air India, con destinazione Delhi.

A bordo di quel volo ho iniziato a realizzare che quello era il mio momento propizio per l'India. Avevo solo bisogno di una spinta, di un tour operator affidabile che mi proponesse di partire.

DGV travel si è dimostrato il tour operator perfetto, pianificando per me un itinerario su misura curato in ogni minimo dettaglio. Un itinerario ideale per la prima esperienza in India, senza però rinunciare al contatto diretto con la popolazione locale - cosa a cui io tengo tantissimo.

Amo viaggiare fai da te e organizzare tutto da sola - soprattutto in Asia - ma con l'India è diverso, l'ho sempre detto. Mi son sempre detta che in India avrei voluto una guida esperta capace di sciogliere ogni mio dubbio, di rispondere alle mie centinaia di domande sulla cultura locale, di guidarmi alla scoperta dello street food senza rischiare un malessere intestinale.

Naghendra, la nostra guida indiana scelta da DGV travel, si è rivelato la persona più adatta per introdurci nell'atmosfera indiana, per raccontarci usi e costumi partendo dalle sue esperienze personali rendendo il nostro viaggio un'esperienza di scoperta ma soprattutto di arricchimento.

Naghendra ci ha accompagnato durante tutto il viaggio, assieme al driver. Abbiamo cambiato hotel quasi ogni giorno dato che in India le distanze tra i vari punti d'interesse sono davvero notevoli.

Tutti gli hotel scelti per noi da DGV travel si sono rivelati ottimi, in particolare la caratteristica haveli a Jaipur e il castello (con la torre tutta per noi) a Mandawa.

Cosa ho amato di più dell'India?

La gente, i colori, i sorrisi. Trovo che gli indiani siano tra le popolazioni più belle che io abbia mai incontrato. Volti dolci e ampi sorrisi, sguardi profondi e penetranti. Hanno degli occhi bellissimi, gli indiani. Hanno uno sguardo così profondo che quando ti osservano - sia le donne che gli uomini - ti senti scavare dentro.

Mai visto una sguardo così. Sembra che loro, gli indiani, abbiano imparato a comunicare potentemente con lo sguardo, prima che con le parole. È uno sguardo che si fa ascoltare, è ammaliante.

Mi aspettavo una popolazione più dura e schiva, invece mi sono dovuta ricredere. Gli indiani (soprattutto quelli che credono nell'induismo, a mio avviso) sono dolcissimi e molto ospitali.

Tengo a precisare che ogni mia affermazione si basa su quello che ho visto e provato in prima persona.

Non posso parlare in linea generale dal momento che l'India si può considerare un vero e proprio continente: pensate che conta ben 29 stati in cui sono parlate ben 22 lingue.

Le tappe del viaggio

Il mio viaggio, sebbene sia durato appena una settimana, è stato intensissimo. Abbiamo scoperto tantissime informazioni sulla cultura indiana, abbiamo visto tantissimi posti (anche meno blasonati), abbiamo conosciuto tante persone del posto e abbiamo avuto abbastanza tempo per apprezzare la cucina locale. Posso ritenermi più che soddisfatta, anche se ho già voglia di tornare.

Sì, voglio tornare perché quello in India è stato uno dei viaggi più belli della mia vita e sento la necessità di saziare il mio desiderio di approfondire la scoperta di questo grande, enorme, Paese.

In questo primo viaggio in India ho visitato 4 città (con soste intermedie): Delhi, Mandawa, Jaipur e Agra.

Delhi

Delhi è stata la prima città indiana ad accogliermi. Ho ricevuto il benvenuto col tipico mouli, il bracciale di cotone che gli indiani indossano come simbolo di buon auspicio (le donne al polso sinistro e gli uomini al polso destro). Il mio mouli è ancora con me, legato al mio polso sinistro.

Delhi è la sede del governo della più grande democrazia liberale al mondo, copre un'area metropolitana che è la seconda più grande dell'India. Ricca di storia e monumenti, è considerata una delle capitali più belle al mondo.

A Delhi ho scoperto le haveli, grandi dimore storiche appartenenti alle famiglie locali. Avete presente quelle porte bellissime che vedete in molti scatti dell'India (come quello qui in basso)? Bene, sono le porte di ingresso delle haveli.

E proprio in questa città ho avuto la possibilità di gustare una tipica cena indiana in una delle haveli più belle della città, al termine di un giro di scoperta e street food nel meraviglioso bazar della Città Vecchia.

Vi consiglio di vivere il bazar sia a piedi che in risciò, come ho fatto io. In India ci si sposta spesso in risciò.

Mandawa

Mandawa era il punto di sosta fortificato sulla via delle rotte carovaniere tra Vicino ed Estremo Oriente. Successivamente, grazie ai proventi dei commerci, fu trasformata in una città fiabesca ricca di palazzi meravigliosamente dipinti e istoriati.

Mi è piaciuta un sacco Mandawa. Tra tutte le tappe, è stata quella più "fuori dal tempo" e anacronistica. Ho potuto girare tranquillamente senza prestare attenzione al caos e alle moto che sfrecciano (a Delhi il caos è davvero allucinante, per quanto sia bella).

Immaginate un villaggio dove i ritmi scorrono lentissimi, un villaggio semplice ma impreziosito dalle sontuose haveli del 1800 con dipinti meravigliosi.

Le mucche sostano per strada e le donne chiedono decine di foto. Con me.

Pensate che la donna nella terza foto qui in basso ha chiesto a ogni figlio di scattarci una foto da una diversa prospettiva e poi, ancora insoddisfatta del risultato, ha deciso di abbracciarmi e - tac - lo scatto definitivo. È stata dolcissima.

Poi ho capito che questo desiderio di scattare foto con i turisti è una costante in India, soprattutto quando ci si trova di fronte a persone che raramente incontrano gli stranieri.

La nostra guida ci ha spiegato che tutte queste foto con i turisti vengono stampate e quasi venerate in casa. Vengono trattate come reliquie.

Chissà in quante case indiane è finito il mio volto...

A Mandawa ho avuto l'onore di conoscere il maharajah e condividere con lui l'esperienza del tè al tramonto. Indelebile, come anche il nostro "hotel" per la notte trascorsa lì: l'intera torre del castello della città.

Jaipur

La mia tappa preferita in assoluto (oltre al Taj Mahal, che non fa testo).

Jaipur è ricca di monumenti, di haveli meravigliose, di porte colorate.

E la gente sorride, ancora più che a Delhi.

Nella seconda foto qui in basso vi mostro un bellissimo caleidoscopio di colori, un piccolo assaggio del Forte di Amber, costruito nel 1592. Qui tra marmi colorati e specchi ci si può sbizzarrire a volontà con la fotografia. L'ho trovato davvero meraviglioso, quasi al pari del Palazzo dei Venti (Hawa Mahal in indiano).

Quest'ultimo, nella prima foto qui in basso, era uno dei monumenti che più sognavo di vedere, da anni. Provate ad ammirarlo sia di giorno che, completamente illuminato, di notte: è strepitoso!

Un piccolo avvenimento che porterò nel cuore di Jaipur? Girando per la città vecchia di Jaipur delle donne indù stavano celebrando il compleanno di Krishna (uno degli dei dell’induismo). Mentre scattavo delle foto, una di loro è venuta verso di noi e ci ha fatto un regalo, un dono divino.

Non voleva nessuna mancia, non voleva nulla in cambio. Voleva solo farci un regalo. Mi è sembrato di essere stata catapultata in un’altra dimensione, non so come spiegare questa sensazione.

Ho percepito la forza e la profondità della tradizione indiana, culla di una cultura millenaria. 

Ho percepito la semplicità indiana, scevra del nostro modo di complicarci la vita.

Agra

Ad Agra bisogna andarci per forza.

Non tanto per la città, che non ha molto da offrire, quanto per un unico immenso monumento dedicato all'amore. Il Taj Mahal.

Vedere il Taj Mahal così da vicino commuove, non solo perché si è al cospetto di una delle 7 meraviglie del mondo. È soprattutto la sua storia a commuovere, una storia bellissima e tristissima. L’imperatore moghul Shah Jahan cominciò l’opera di costruzione nel 1631, in memoria della moglie Mumtaz Mahal, che morì prematuramente.

Con la morte della moglie, nonostante la ricchezza materiale, l’imperatore si accorse improvvisamente di essere povero, di aver perso tutto . E volle quindi costruire qualcosa che ricordasse per sempre la moglie. A tutto il mondo.

Ci sono voluti ben 20.000 artigiani per realizzare il palazzo dell’amore più bello del mondo. Mi sono commossa qui, credo sia inevitabile. 

E ho fatto fatica ad andar via. Poco prima della chiusura abbiamo lasciato questo posto, con me che giravo la testa ad ogni passo per rivederlo prima dell'ultimo saluto.

Dell'India avrei così tanto da dire che un solo articolo non basta, non può bastare.

Vorrei parlarvi di quello che mi ha trasmesso, di quello che ha mosso dentro di me, di quello che mi ha insegnato.

E magari lo farò in un altro post.

Intanto posso dirvi che se questo viaggio è stato così incredibile, lo devo a DGV Travel. Vi consiglio spassionatamente di affidarvi a loro se avete voglia di vivere una grande esperienza in India, in totale sicurezza. E mi sento di farlo perché posso testimoniarvelo in prima persona.

Per scoprire di più: www.dgvtravel.com/viaggi/India