Qualcuno ricorderà uno dei miei primissimi articoli. Quell'articolo in cui parlavo di New York e delle location di alcuni dei film girati nella Grande Mela.

Ho sempre trovato affascinante calpestare lo stesso suolo su cui è stata girata un'importante pellicola cinematografica. Significa rivivere il film, ridisegnare nella mente una determinata scena.

Due settimane fa, a Berlino, ho avuto la grande opportunità di rivivere "Il Ponte delle Spie", l'ultimo capolavoro di Spielberg, in compagnia di 20th Century Fox Home EntertainmentInvasioni Digitali e altre personalità note nel mondo del web.

Ho vissuto un'esperienza fantastica, breve ma intensa, in una delle mie città preferite. Ho avuto la possibilità di scoprire Berlino in una veste del tutto nuova seguendo un itinerario mirato a ripercorrere la storia del Muro, ovvero del periodo in cui è stato ambientato il film.

Ho immaginato Tom Hanks percorrere quelle stesse strade, ma ho soprattutto immaginato la gente dell'epoca. La frustrazione, la disperazione, la lancinante sofferenza nel vedere la propria città spaccata a metà.

Ho sentito i brividi lungo la schiena.

Faccio ancora fatica a descrivere quello che ho provato ripercorrendo quei momenti, rivivendo quello che accadeva nella metro (sì, anche la città sotterranea era spaccata), per poi arrivare al memoriale di Bernauer Strasse.

Fino alla caduta del muro, nella leggendaria serata del 9 Novembre 1989, alle 21,20.

Una data ancora molto sentita in città. Alcune famiglie, ogni anno, si riuniscono a festeggiare.

E d'altronde, come biasimarle? Quel 9 Novembre del 1989 ha segnato la rinascita dell'attuale capitale tedesca, la rinascita della sua gente. Ha riunito i genitori ai propri figli, ha riunito le coppie separate dal muro, ha fatto circolare liberamente la musica, la moda, il cibo. Ha innescato di nuovo la speranza.

Una speranza che in tanti avevano cercato di mantenere viva sempre e comunque, in primis David Bowie che, nel 1987, suonò proprio a ridosso del muro. Così che le parole si potessero ascoltare da entrambi i lati della cortina.

È stata dura, toccante; è davvero difficile riuscire a comprendere la follia del genere umano nel creare una simile strategia del terrore.

Tutto questo è accaduto fino a 27 anni fa, vi rendete conto? Una città spaccata a metà, lo trovo assurdo. L'unica città al mondo spaccata a metà in maniera così brutale.

L'emblema del film è il ponte (che vedete nella foto di copertina e situato a Potsdam, in una periferia rilassante e piena di natura), che un tempo divideva la Berlino est dalla Berlino ovest. 

Nel film era ricoperto da una coltre di foschia, noi invece l'abbiamo immortalato con un cielo terso e tanto sole. Ho voluto cogliere questo meteo insolito per un inizio aprile berlinese come una metafora della vita. Spunta sempre il sole dopo i periodi più duri.

E difatti Berlino è riuscita a rialzarsi, io la adoro anche per questo. Nonostante sia una città dal passato "pesante" che grava più di un fardello, ha tanto, tantissimo da dare e raccontare. 

Senza Il Ponte delle Spie non avrei mai potuto vivere Berlino in questo modo.

Non avrei mai potuto immergermi nella storia del muro andando ben oltre i limiti di un libro di storia.

Vi consiglio di vederlo (e rivederlo), di dirmi la vostra.

Vi lascio con questa foto che, a mio avviso, riassume la magnifica esperienza.

La gioia, i colori, la rinascita.

Non avete ancora visto #ilpontedellespie?

Ecco come recuperare:

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