Sono sempre stata attratta dalla tecnica degli origami giapponesi, ovvero dalla nobile arte di piegare la carta dando vita a creazioni semplici ma dalle fattezze eleganti. Tra tutte le creazioni realizzabili, mi hanno sempre affascinato le gru, gli uccelli di carta emblema di lunga vita. Forse ricorderete che a Rimini, qualche settimana fa, ho dato vita alla mia prima gru grazie alla pazienza di una ragazza giapponese che mi ha seguito passo dopo passo - e piega dopo piega - durante la realizzazione (ve ne ho parlato in questo post). Quella piccola gru verde - frutto del lavoro delle mie mani - mi ha fatto compagnia durante il rientro a casa appollaiata in treno di fronte alla sottoscritta. Le ho poi riservato un posto speciale in camera mia, dove tuttora la custodisco gelosamente. La gru di carta è estremamente delicata, ma dietro la fragilità cela un fortissimo desiderio di libertà. Sì, perché le ampie ali per me simboleggiano la voglia di volare alto. Ne ho avuto la conferma qualche giorno fa a Correzzola, in provincia di Padova, dove ancora una volta ho incontrato le gru del Sol levante. Pare che gli origami, con la loro ineccepibile eleganza, abbiano deciso di entrare prepotentemente nella mia vita. E stavolta l'hanno fatto raccontandomi una storia. La storia di Sadako Sasaki. Sadako nacque a Hiroshima nel 1943, esattamente due anni prima dello sgancio della bomba atomica che fece tremare il Giappone. Dopo l'esplosione riuscì a salvarsi e a vivere i primi tempi della sua infanzia in maniera apparentemente normale. Sadako amava correre e per i primi undici anni della sua vita non ha fatto altro. Correva, giocava, inseguiva la libertà. Eppure Sadako, pur avendo gambe agili per correre veloce, scoprì ben presto - troppo presto - la sua fragilità. Proprio come una gru di carta, fin troppo delicata nonostante le ampie ali per volare. Nel 1954, a soli undici anni, le fu diagnosticata una grave forma di leucemia dovuta alle radiazioni della bomba atomica. Da allora le furono tarpate le ali. Da allora Sadako divenne una gru in gabbia. Eppure non si arrese. Un'amica aveva raccontato a Sadako un'antica leggenda secondo cui gli dei avrebbero esaudito il desiderio della persona capace di costruire ben mille gru di carta. Sadako aveva un desiderio impellente: liberare le ali e tornare a correre. Ma non solo. Sadako, consapevole della sofferenza della popolazione giapponese, aveva un sogno ancora più  grande: portare pace e felicità. E così iniziò a costruire le sue gru, simbolo di lunga vita, utilizzando qualsiasi tipo di carta: quella dei giornali, quella delle caramelle, quella dei quaderni, quella dei medicinali della sua terapia. Non si sa con esattezza quante gru Sadako riuscì a realizzare, ma è certo che, con l'aiuto dei suoi amici, furono costruite più di mille gru. E tutte queste gru furono seppellite con lei dopo la sua morte.

"Io scriverò pace sulle vostre ali

e voi volerete in tutto il mondo"

Grazie alla sua impresa oggi Sadako è ancora viva nella memoria del popolo giapponese, nelle parole del libro che le fu dedicato, nel monumento speciale eretto a suo nome e oggi custodito a Hiroshima. 

Sadako ha provato a correre contro il tempo, contro la malattia, verso un lieto fine.

Era solo una bambina, ma non è l'età a definire quanto di buono una persona può seminare sulla Terra.

La storia di Sadako ha toccato le corde della mia anima.

E per questo ho voluto condividerla con voi.

Affinché il passato non diventi il nostro futuro.

Informazioni utili

E' possibile visitare la toccante mostra fotografica dedicata a Sadako Sasaki, la bambina della pace, presso la Corte Benedettina di Correzzola (PD) fino al 12 Gennaio 2015.