Pura Vida.

Ci hanno accolto così appena arrivati in aeroporto a San José

Pura Vida rappresenta il motto del Costa Rica. Due parole che racchiudono l'essenza di un Paese che, così florido e ricco di vegetazione (è uno dei Paesi con la maggior varietà di flora e fauna al mondo) non può che sorridere alla vita. Con un bel sorriso a 32 denti.

Le mie prime impressioni sul Costa Rica sono del tutto approssimative, dato che oggi ho scoperto solo un minuscolo tassello del suo territorio: San José.

San José - la capitale del Paese - non ha nulla da sfoggiare, nulla da mostrare con orgoglio.

Non c'è la tanto decantata natura del Costa Rica - fatta eccezione per i giardini e le montagne che avvolgono la città.

E infatti un po' tutti mi hanno consigliato di saltarla per dare più spazio alle vere meraviglie costaricensi. Persino l'impiegato della Hertz che ci ha servito per il noleggio della 4x4.

E invece noi abbiamo deciso di darle una chance prima di macinare km per raggiungere le spiagge più belle del Paese e immergerci nella foresta pluviale.

Appena arrivati il simpatico Patrick ci ha accolto nella sua piacevole guest houseCasa Leon, una location rustica e tipicamente costaricense (che abbiamo pagato solo 25 euro per notte prenotando un giorno prima tramite Booking).

Potrei parlarvi degli edifici coloniali, delle tinte pastello delle abitazioni, dei numerosi graffiti che si incontrano passeggiando per strada. 

Invece no. 

A San José per la prima volta mi sono avvicinata alla cultura e alla popolazione costaricense, i ticos. 

ticos sono gli abitanti del Costa Rica, simpatici e sorridenti. 

Inizialmente ho avvertito i loro occhi curiosi che sostavano minacciosi su di noi. 

Confesso, mi sono sentita poco sicura - cosa che non mi accade molto facilmente in viaggio - anche perché San José non brulica mica di turisti. E neppure di reflex.

Poi tra svariati pèrdon e una raffica di mucho gusto i ticos sono riusciti a guadagnarsi tutta la mia simpatia.

Un uomo ci ha addirittura fermati per strada solo per dirci "Welcome to Costa Rica".

In secondo luogo San José mi ha conquistato con la sua cucina.

Dopo aver evitato i numerosi fast food che si susseguono sulla Avenida Central, ho finalmente scovato il Mercato Central. 

Un labirinto di vicoli costellati da bancarelle e localetti di ogni genere.

Frutta, verdura, caffè, prodotti artigianali e tanta cucina tradizionale - ottima e molto molto economica. 

La nostra cena composta da tre piatti (una portata di riso con carne e nachos, un'altra con patate e salsiccia locale, un casado composto da riso, pollo, fagioli neri e buonissime banane fritte come se fossero patatine) ci è costata solo 8600 colones, ovvero 11 euro. 

Acqua e cafè negro inclusi.

Pura Vida! 

Nelle sue vie pricipali San José si trasforma in un rumoroso bazar. 

Commercianti, artisti di strada, pescivendoli.

Le loro voci creano un baccano tremendo ma sopportabile, un frastuono che ti culla alla scoperta di questa splendida cultura.

Spuntano persino i venditori ambulanti di figurine - quelle che andavano tanto negli anni '90 e che da noi ormai sono quasi scomparse. 

Gli operai puliscono gli edifici strisciando pericolosamente lungo il cornicione, il frigorifero delle strutture di ristorazione somiglia tanto a quello che ho momentaneamente abbandonato a casa mia, in Italia.

Non c'è tecnologia e le norme sanitarie sono differenti. Gli autobus sono stracolmi e viaggiano con più passeggeri del dovuto. 

Un mondo completamente diverso da quello che ho appena lasciato a New York. Agli antipodi. 

Eppure estremamente affascinante. 

San José forse non sarà il posto più interessante al mondo, ma si lascia scoprire. 

Lontano dalle ondate di turisti offre un goloso assaggio del Costa Rica.

Basta solo accettare l'offerta e lasciarsi trasportare dalla musica caliente dell'America Centrale.

Ps. Anche qui ho trovato Chinatown! :)