I momenti di un viaggio che si ricordano con maggior piacere sono solitamente quelli trascorsi in assoluto relax. Almeno così è stato per me a Barcellona, quando l'ultimo giorno, dopo avere ormai visitato tutti i maggiori punti di interesse della città, ci siamo concessi un pomeriggio in assoluta tranquillità, vagando senza una meta ben precisa. Ed è così che ci siamo ritrovati nell'alternativo ed originale quartiere Raval. 

El Raval non rientra propriamente tra le mete turistiche, un pò perché la capitale della Catalogna ha davvero moltissimo da offrire (basti pensare a Mirò e all'architettura di Gaudì), un pò perché in passato questo era un quartiere malfamato e poco raccomandabile, conosciuto come covo di artisti, prostitute, travestiti e delinquenti.

Oggi El Raval ha cambiato totalmente look, assumendo un carattere cosmopolita e divenendo un quartiere di tendenza con le varie gallerie d'arte, il museo MACBA, gli atelier di stilisti ed artisti.

Partendo dalla Rambla, già una volta superato il mercato della Boqueria ci si ritrova nel meandri di questo quartiere dove non è difficile scovare ristorantini e bar che offrono piatti tipici a prezzi molto più economici rispetto alla turistica Rambla o al più frequentato Barrio Gotico. Alcune vie possono risultare piuttosto trasandate e forse è proprio per questo che molti writers hanno dato libero sfogo alla loro arte proprio qui.

Oltre ai coloratissimi murales e graffiti che io tanto amo, c'è qualcos'altro che mi ha rapito nel quartiere del Raval: Placa dels Angels. Passeggiando senza una meta ben precisa mi sono imbattuta in una miriade di skaters che, uno dopo l'altro, sfilavano davanti ai miei occhi per riunirsi tutti nel medesimo luogo, Placa dels Angels, la piazza che ospita il MACBA, il museo dell'arte contemporanea di Barcellona.

Incredibile come i gradoni che costituiscono la struttura esterna del museo siano stati adibiti dagli skaters a vere e proprie rampe, come se fossero stati ideati apposta per quella funzione. Dico incredibile perchè l'ho trovato sintomo di adattamento, un modo per praticare uno sport e una passione all'aria aperta, nel pieno centro della città, senza la necessità di recarsi ad uno skate park.

Impossibile non venire rapiti dallo "spettacolo" che quotidianamente bambini, ragazzi e non solo regalano gratuitamente con le loro tavole e con la loro bravura. E così, con la mente sgombra sia dagli impegni che dalla fobia di non riuscire a vedere tutto il possibile prima del volo di ritorno, mi sono concessa più di un'ora di assoluto relax, seduta sul muretto e riscaldata dal sole del primo pomeriggio, godendomi le acrobazie, i salti di freestyle e le cadute annesse.

Mi sono goduta le imprecazioni in spagnolo di un dilettante non proprio giovanissimo che si impegnava caparbiamente nel compiere un salto che i ragazzi più piccoli, magari più esperti, riuscivano ad eseguire senza alcuno sforzo. 

Mi sono goduta le acrobazie e l'ostentato talento di un ragazzino prodigio che, ben conscio delle proprie capacità, cercava più degli altri di farsi notare dagli spettatori.

Infine, ho provato una tenerezza infinita nel vedere un piccolo bimbo dal caschetto biondo fluttuante, con minuscole Converse ai piedi ancorate al suo altrettanto piccolo skateboard, cercare di mantenere l'equilibrio con buffi movimenti del braccio destro, mentre suo padre, seduto accanto a me, lo sorvegliava staccando furtivamente lo sguardo dallo schermo del suo pc. 

Momenti semplici che mi hanno fatto sentire rilassata come a casa. Questo è proprio il piacere del viaggiare: ritrovare ovunque la propria casa.