Napoli trasuda un fascino particolare. Non riesco a spiegarlo, ma è una città magnetica come una calamita. Terribilmente bella. Piacevolmente imperfetta. Unica. Napoli è questione di emotività: pochi posti al mondo mi fanno provare quello che riesce a farmi sentire Lei. Lei, Napoli, che scombussola il cuore, che si manifesta con una stretta allo stomaco, con un brano le cui note rievocano ricordi speciali cullati dal mare. E proprio quando pensi che dopo tanti viaggi lasciarsi travolgere dall'emozione risulta un pochino più difficile, arriva Lei che ti solletica l'anima facendoti sentire vulnerabile. Felicemente vulnerabile. Lei, che non ti stanca mai e ogni volta si rivela con nuovi aneddoti, nuovi luoghi, nuovi incontri interessanti. L'ultima volta a Napoli ho avuto l'opportunità di andare oltre le mete turistiche più blasonate per addentrarmi nel Rione Sanità, uno dei quartieri più autentici e caratteristici della città. Il folclore del Rione Sanità rappresenta per me una Napoli da non perdere. Qui non esistono gesti affettati né angoli ingentiliti dalla modernità o dal desiderio di dare un'immagine edulcorata. Il Rione Sanità è così com'è, è vero. Va da sé che la street art partenopea abbia trovato radici proprio qui, divenendo un punto di riferimento per molti artisti internazionali. Ho trovato splendida l'opera realizzata dall'artista argentino Francisco Bosoletti che ha dipinto l'intera facciata della Basilica di Santa Maria della Sanità come inno all'amore che combatte, resiste e vince. Trovate qui maggiori informazioni: insolitaitalia.databenc.it

Oltre alla street art (che adoro, come ben sapete), sono stata affascinata dal mistero che avvolge questo quartiere. Un quartiere storico che fu edificato nel XVI secolo e si è subito legato, con le dovute superstizioni e leggende, all'immagine della morte. Qui, difatti, si trovano numerose tombe paleocristiane e il meraviglioso Cimitero Storico delle Fontanelle. Credetemi, vale la pena spingersi fin qui anche solo per far visita a questo cimitero.

Cimitero storico delle fontanelle

Non appena vi ho messo piede e dinanzi a me si è palesata l'immensità della struttura, ho subito pensato a tutte le volte che andiamo alla ricerca di posti leggendari e fuori dal comune all'estero senza sapere che vi sono prodigi simili (se non ancora più interessanti) all'interno della nostra Italia. Con questa convinzione mi sono fatta strada nella penombra del cimitero passeggiando, all'inizio, tra due file di teschi. Una sorta di ingresso che conduce in ampie aree dedicate al culto dei morti. Il cimitero fu realizzato per far fronte alla peste e al colera e, dopo tanti secoli, oggi rappresenta uno dei pochi posti al mondo in cui si trova un tale agglomerato di cadaveri nello stesso luogo (pensate, circa 40000 resti). Al di là dell'aspetto turistico, questo cimitero rappresenta un luogo di culto per la gente del posto. Il popolo napoletano è molto devoto e parte della sua gente è solita venir qui per scegliere un teschio (da non perdere il Teschio che suda o Teschio di Donna Concetta) e sentirlo suo a tal punto da chiedergli dei favori, soprattutto in tema di lavoro e amore.

Un luogo dove la religione si intreccia indissolubilmente con la superstizione.

Nonostante la miriade di teschi non l'ho trovato affatto spaventoso o macabro, bensì un luogo mistico e tratti surreale che fa riflettere su quanto, ancora oggi, ci siano delle credenze radicate, integre nonostante lo scorrere inesorabile del tempo e l'avvento di una tecnologia sempre più aggressiva nei confronti di leggende e tradizioni. Il bello di Napoli è che se ne frega del progresso e continua a custodire le proprie radici. E se ho avvertito un brivido lungo la schiena lo devo unicamente all'atmosfera surreale e incredibilmente emozionante.

Mi faccio sempre abbindolare dall'orgia dei colori napoletani. Dal caos che qui ha un fascino e un senso tutto suo. Passeggiando verso il Ponte della Sanità mi è bastato voltare la testa per sbaglio per lasciarmi sedurre dall'intreccio di panni sospesi tra un palazzo e l'altro, come fazzoletti al vento. Come parole sospese. Si comunica tra i balconi, si percepisce che qui certe cose sono immuni allo scorrere del tempo. Restano cristallizzate. Rione Sanità. Un rione in cui è cristallizzata la storia di Napoli. Il quartiere in cui nacque uno dei grandi miti della città: Totò.

Catacombe di San Gennaro

Il Rione Sanità è anche il rione che custodisce le Catacombe di San Gennaro, aree cimiteriali sotterranee risalenti al II-III secolo e considerate tra le più grandi d'Europa, nonché il maggior monumento del Cristianesimo a Napoli. Impossibile non trovare estremamente suggestivo camminare tra spazi ipogei, antichissimi affreschi e corridoi in tufo ascoltando la storia millenaria delle Catacombe. Il mio consiglio è di lasciavi guidare all'interno da un esperto ascoltando le tantissime leggende legate a questo luogo. In particolare, tante sono le leggende legate a San Gennaro. Pensate che alcuni sostengono che la scelta del santo come patrono della città sia stata studiata a tavolino. Tuttora non è ancora chiara la sua provenienza: il colore scuro della sua pelle e la notevole altezza, infatti, fanno pensare a origini calabresi o addirittura nordafricane.

Oltre a visitare questi due gioielli  napoletani, a mio avviso parte dell'esperienza risiede nel perdersi nel folclore del Rione Sanità. Tra friarielli esposti nel pittoresco mercato rionale, panni in bella mostra tra i caruggi, cortili che celano al loro interno maestosi palazzi inattesi, tra graffiti, battute goliardiche per strada, semplici momenti della quotidianità.

Nel prossimo post vi racconterò dell'intero tour proponendovi un itinerario completo alla scoperta di Napoli. Trovate un piccolo assaggio nel mio video su YouTube. Per questo articolo devo ringraziare il progetto “Insolita Italia Tour” (nello specifico #InsolitaItaliaLeggende) che mi ha permesso questo viaggio insolito tra i luoghi di Napoli.  L’iniziativa, promossa da Databenc (Distretto ad Alta Tecnologia per i Beni Culturali) si pone l’obiettivo di promuovere e valorizzare gli aspetti meno conosciuti del territorio campano.