9 giorni in ape. Senza tregua.

9 giorni per attraversare l'Italia.

Oltre 2000 km partendo da Milano per arrivare a Catania.

Un'avventura che prima della partenza avevo ironicamente chiamato epopea, senza ancora sapere che in realtà ci avevo visto proprio bene.

Un'esperienza unica nel suo genere.

Un'avventura che inizialmente avevo decisamente sottovalutato accettando senza troppe remore, col mio solito entusiasmo che, divampando, annebbia l'intero emisfero della razionalità.

Ma è proprio l'entusiasmo un po' incosciente a portarmi a compiere le scelte più belle e azzeccate della mia vita.

Certo, non è che agire d'impulso mi abbia sempre fatto bene (anzi!), ma spesso mi ha aiutato a mettermi in gioco, a sfidare le mie paure, a buttarmi in esperienze che indugiando non avrei mai fatto.

Senza quell'entusiasmo non sarei qui a raccontarvi di theGira.it e della mia esperienza con #ItaliainApe, ecco.

La mia avventura è partita da Vasto, due giorni dopo la partenza da Milano di tutti gli altri partecipanti.

A causa di un impegno non ho potuto iniziare con le altre due ragazze, così ho dovuto raggiungerle in Abruzzo.

Un piccolo borsone con lo stretto indispensabile per non occupare troppo spazio, un paio di occhiali da sole, una Canon, uno smartphone e poco altro.

Io, con le mie paure frammiste all'adrenalina, in attesa delle mie compagne all'ingresso della stazione di Vasto - cercando di allentare la tensione scrivendo a qualche amica su Whatsapp alla velocità della luce. Così intenta a scrivere che non ho fatto in tempo a sollevare lo sguardo che mi sono ritrovata davanti l'apetta con Stefania alla guida e Mara di Agriturismo.it sul retro, in piedi, pronta ad accogliermi a bordo.

Una scena che neanche Fast and Furious.

Vorrei soffermarmi su ogni tappa toccata, ma temo che ne verrebbe fuori un trattato!

Quindi qui vi parlo della mia esperienza, di quello che - tappa dopo tappa - ho imparato, di quello che TheGira mi ha regalato.

Il contatto umano, prima di tutto.

Innanzitutto con le mie compagne di avventura, che hanno condito l'esperienza dandole un sapore unico, inarrivabile, poi con gli altri partecipanti - quelli a bordo delle altre apette - che hanno arricchito il viaggio con canzoni cantate agli incroci, confronti sull'esperienza, melodie suonate con la chitarra a fine serata, consigli e risate.

E il contatto umano con coloro che ci hanno dedicato qualche ora della loro giornata, in primis Francesca e Marika che con la loro dolcezza ci hanno accompagnato in giro per Vasto.

E per finire il contatto umano con la gente locale che, avvicinandoci alla Sicilia, si è fatto sempre più forte e prezioso.

"Ciao ragazze, che bella questa apetta! Da dove venite?"

"Da Milano" rispondiamo noi.

"Ahahaha, dai, su! Da dove siete partite?" 

"Da Milano, non stiamo scherzando!" rispondiamo noi, già consapevoli dell'espressione sbigottita conseguente alla nostra risposta.

"No, non ci credo! Fantastico! Che coraggio! E dove andate?" 

"In Sicilia, a Catania!" 

Non so quante decine di volte si sia ripetuta questa scenetta.

Sempre le stesse domande, sempre le stesse risposte, sempre la stessa espressione incredula.

Tutto uguale se non fosse per l'accento, che cambiava di città in città.

Il contatto umano prima di tutto. 

La prima cosa che ricorderò di questa esperienza.

Il contatto umano che ogni tanto ha fatto sì che la gente ci mandasse a quel paese, ma che in primis ha permesso di riscontrare che la gentilezza e la disponibilità non sono qualità ormai estinte.

No, ci sono ancora, e non vogliono nulla in cambio.

L'abbiamo capito con Giuseppe, il meccanico di Peschici, e poi con Nunzio, l'elettrauto di Altamura.

Che se non fosse stato per loro probabilmente ci avreste trovato ancora in quel boschetto in cui Ape Regina ha deciso di abbandonarci in piena notte.

Come avrete intuito, gli imprevisti non sono certo mancati.

E così ho scoperto cos'è un fusibile - scusate l'ignoranza, io non lo sapevo - e come si cambia quello di un tre ruote che improvvisamente decide di fermarsi.

Guidare un ape.

No, non è facile. Non è affatto facile. Immaginate una frizione che ricorda il freno della bici e un freno che sembra un acceleratore dell'auto. Immaginate una persona confusionaria - come me - alle prese con questo mezzo che cerca di scardinare le poche certezze che ha accumulato negli anni, provando a spostare mentalmente l'acceleratore, il freno e la frizione.

Viene fuori un bel minestrone.

Per fortuna le mie compagne di viaggio sono state molto più in gamba di me :D

La bellezza non annoia mai. 

L'ho ricordato nella mia Puglia, l'ho riscoperto a Matera, per me una delle città più belle in assoluto.

Ci sono posti in cui tornerò sempre con piacere, ancora meglio se a bordo di un ape-calessino che rende tutto più bucolico e avventuroso.

Il bagno a Maratea al calar del sole.

Erano anni che non mi concedevo un bagno dopo il tramonto in compagnia di due amiche.

Spensieratezza, risate, vibrazioni positive.

Che dopo quelle insistenti dell'apetta non possono che rigenerare.

La lentezza.

La lentezza diventa uno stile di vita senza la possibilità di procedere a ritmo sostenuto e senza la possibilità di prendere l'autostrada. La lentezza permette di godersi i paesaggi, di apprezzare meglio ciò che ci circonda. Un po' come dovevano essere i viaggi in Italia dei nostri nonni. Lenti e genuini.

La Calabria

Sì, questo viaggio mi ha fatto scoprire la Calabria.

Una terra che in un certo senso trattiene ancora la sua bellezza, non la lascia andare. Ho scoperto il suo mare strepitoso e il suo caleidoscopio di colori, ho scoperto quel gioiello di Tropea e quel tesoro di Scilla, ho scoperto che la cucina calabrese è divina, soprattutto se gustata per la prima volta in un posto semplice e autentico che ha a cuore le tradizioni come l'Agriturismo 'A Pittara.

L'emozione attraversando lo stretto.

Prendetemi pure per pazza, ma io mi sono emozionata attraversando lo stretto di Messina per raggiungere la Sicilia. Un po' per l'idea di essere arrivata alla fine della nostra epopea - e di averla portata a termine - ma soprattutto per il pensiero di raggiungere uno dei posti che sognavo di visitare da anni.

Una granita siciliana per concludere il viaggio e un'apetta da portare a casa per ricordare quest'avventura memorabile.

Una di quelle avventure da ricordare a vita, che chiamarla figata è anche poco. Nonostante tutti gli ostacoli e gli imprevisti.

Avrei ancora tantissime cose da raccontare, e pian piano lo farò.

L'unica cosa che adesso riesco a dire per concludere questo post è che io mi sento fortunata. 

Perché l'Italia è semplicemente unica e girarla in ape permette di apprezzarla ancora di più, di pensare "Ma ci rendiamo conto della bellezza del posto in cui viviamo?", di realizzare che in fondo gli italiani non sono così male e di bella gente ce n'è tanta. Bella gente che si affeziona a te dopo qualche chiacchiera e una disavventura. Bella gente pronta a tenderti la mano senza voler nulla in cambio. Anche se sembra terribilmente strano in un mondo dominato dalle logiche del dare e avere. 

In un periodo in cui tutti siamo pronti a bistrattare l'Italia, questo viaggio ci ha dato tutti gli strumenti per raccontarne anche i pregi, per amarla visceralmente e gustarla viaggiando moooolto lentamente. 

Il risultato? Ho una voglia pazzesca di tornare in ogni singolo posto che ho visto, ecco!

Vi lascio con il mio video/Vlog che riassume la mia #ItaliainApe: