Non so esattamente cosa spinga l'uomo a viaggiare.

Sicuramente una sorta di forza interiore che si avverte nel profondo.

Una forza incredibile, che non riesci a spiegare nemmeno quando gli amici ti chiedono: Ma cosa ti spinge a viaggiare sempre? Ma cosa ti incuriosisce di quel posto? Ma non ti stanchi mai?

Voi come spiegate questa forza interiore?

Il viaggio inteso come nutrimento degli occhi e dell'anima, inteso come apprendimento di nuove lingue e culture, inteso come conoscenza di nuovi popoli e persone.

E, perché no, il viaggio inteso come un'avventura condita con un pizzico di incoscienza e spontaneità, due caratteristiche che nella vita quotidiana vengono sovrastate dal pudore e dalla razionalità.

Viaggiare significa allontanarsi dal sé della quotidianità, percorrere sentieri più incerti di cui non conosciamo il punto d'arrivo.

E per questo - come ho già scritto - mi ritrovo molto nelle parole di Dacia Maraini:

Il ‪‎viaggio‬ mi è amico. 

So di certo che viaggiando mi allontano da me, tanto da perdermi di vista. 

E questo mi dà pace. 

Ma nello stesso tempo mi inquieta.

Il viaggio è vita. L'avventura più bella che esista. 

Forse è proprio questa voglia di avventura che spinge l'uomo a viaggiare. Una sorta di istinto primordiale, l'inconscio desiderio di ripercorrere le orme dei grandi esploratori del passato.

Oggi viaggiare non è più qualcosa di raro. Oggi viaggiare è molto più semplice e i collegamenti tra un continente e l'altro sono talmente migliorati che il mondo sembra quasi essersi rimpicciolito.

Così oggi il viaggiatore non può essere più considerato un essere unico e speciale.

Ci sono tantissime persone che viaggiano proprio come me e che probabilmente - alla mia età - hanno visitato molti più Paesi, si sono imbattuti in molte più culture differenti.

Ma questo non mi importa. Non si viaggia per risultare incredibilmente speciali né per piantare bandierine nel mondo.

Non si viaggia per sentirsi piccoli Amerigo Vespucci in un pianeta in cui ogni sentiero è stato ormai battuto e ogni Paese - o quasi - si è pian piano trasformato cedendo alle esigenze di un turismo sempre più in crescita e in espansione persino nelle aree meno battute.

E quindi?

Quindi il senso del viaggiare non è apparire speciali agli occhi degli altri, ma percorrere un sentiero interiore. Viaggiare per nutrire l'anima. Scoprire nuovi luoghi e riscoprirsi pionieri di se stessi.

Questo è quello che io cerco sempre in viaggio.

Piccoli angoli di mondo capaci di sorprendermi, come è successo a Battambang, in Cambogia.

Come è successo in Thailandia due anni fa - e di nuovo quest'anno.

Come è successo in America.

E come succederà ancora, ancora e ancora.

E questo è il senso dei viaggi, intesi sia come esperienze personali che come viaggi avventura alla scoperta di nuovi orizzonti.

Lasciarsi sorprendere dal mondo e da se stessi.

Non saremo mai Amerigo Vespucci, ma possiamo comunque essere piccoli grandi pionieri.

Per noi stessi.