Quando mi chiedono “Ma cosa ti piace di Bangkok?” mi fermo sempre un po’ a pensare prima di rispondere.

E non perché faccio fatica a trovare qualcosa che mi entusiasmi, ma perché per me è troppo difficile definire in poche parole tutto quello che questa città mi trasmette.

Ecco, è per questo che torno a Bangkok

Perché è un gran casino, è confusione, un’orgia di colori e di culture.

Eppure io e Bangkok non ci siamo piaciute sin da subito.

Pensare che due anni fa il viaggio in Thailandia è stato un po’ una scommessa.

Sì, non mi elettrizzava più di tanto. Ero certa che le isole - e il loro mare! - mi sarebbero piaciute, ma Bangkok mi lasciava un po’ perplessa. La immaginavo pericolosa, sporca e insipida, tant'è che moltissimi mi hanno consigliato di non dedicarvi più di tre giorni per poi fare rotta verso le isole paradisiache.

E invece per me è stato il contrario. Le isole thailandesi sono state solo un contorno di quel viaggio che io considero un po’ l’inizio di un nuovo percorso.

Un nuovo percorso fatto di maggiore introspezione e più “Mai Pen Rai”.

Non vedo l’ora di rivedere i monaci buddisti e le loro vesti di quell'arancione così brillante che ti lascia senza fiato.

Sono curiosa di scoprire se anche stavolta resterò imbambolata alla vista di ognuno di loro, dal piccolo monaco alle prese con un nuovissimo iPhone al monaco più anziano che ti accoglie per la benedizione. Chissà se anche stavolta avrò timore nel rubare loro qualche foto, se anche stavolta mi lascerò scappare scatti meravigliosi per la paura di risultare invadente.

E forse è meglio così, meglio lasciare alcune cose solo nella memoria, ma talmente impresse da ricordarle in maniera più nitida di una fotografia.

Non vedo l’ora di salire a bordo di un tuk tuk, per una corsa pazzissima e adrenalinica nel cuore di Bangkok, per sfrecciare tra quelle auto stravaganti e super colorate che ricordano la moda degli anni ‘80. 

Ricordo quando ho messo piede nella Casa di Jim Thompson del tutto ignara di quel che avrei trovato e di quanto avrei amato quel posto. Vorrei tornare proprio lì, dov'è cominciato tutto, per vivere quel luogo con una maggiore consapevolezza. Per lasciarmi inebriare dalla delicatezza e dal profumo soave dei fiori di loto.

Ed ecco un flashback mentre scrivo: mi viene in mente quel momento in cui, al Palazzo Reale, qualcosa mi ha incantato, costringendomi a fermarmi tra centinaia di turisti. Un piccolo fiore, delicato e impotente tra le imponenti strutture dei templi.

Quanto mi mancano momenti così, momenti in cui qualcosa mi rapisce nella folla portandomi ad estraniarmi dal mondo.

Nella vita quotidiana si va sempre di fretta e non si ha neppure il tempo di queste piccole soste, brevi ma intense.

Voglio fermarmi davanti ad ogni dettaglio che cattura la mia attenzione. Voglio raccogliere i fiori e porli tra i capelli, voglio chiudere gli occhi e poi riaprirli per assaporare in pieno l’esperienza.

Per realizzare di essere a Bangkok.

Voglio immergermi tra le bancarelle della città, annusare i profumi (o, nel caso del durian, la puzza!) del cibo esposto e lasciarmi ispirare nella scelta del pranzo.

Voglio fotografare il dragon fruit, quel fucsia che avvolge una polpa che sembra gelato al gusto stracciatella.

E voglio assaggiare un verme fritto, prometto che stavolta lo farò. Uno piccolo, eh!

Voglio rivedere AndreaPerché Bangkok senza di lui non è Bangkok. E voglio seguire i consigli della guida che l’ente del turismo thailandesemi ha gentilmente inviato.

Potrei dirvi che torno a Bangkok per gli hotel economici, per i templi, per il pad thai, per la mango cheesecake, per il sorriso di una bimba speciale.

Ma tutto questo non basta. Ci sono altri infiniti motivi che mi spingono a tornare.

Magari al rientro ve lo racconterò meglio. Spero.

[ potrete seguire il mio imminente viaggio in Asia sulla mia pagina Facebook :) ]