Ho vissuto questa esperienza in Giordania raggomitolata su una nuvola. 

Sì, perché all'inizio ho vissuto ogni singolo istante con l'incredulità di chi è immerso in un sogno. Un sogno speciale, di quelli che si avverano una sola volta nella vita. 

Poi ho iniziato a realizzare e tutto si è fatto più vivo, più nitido. 

I colori più accesi, le emozioni più intense. 

E il giorno dell'arrivo a Petra, ancor prima di mettere piede nel sito, sono stata travolta da una fitta inspiegabile allo stomaco. Avete presente quando una cosa vi piace talmente tanto da non riuscire a descrivere quanto? Ecco. 

Ed ero solo a metà del viaggio. Non avevo ancora visto Petra, una delle sette meraviglie del mondo, non avevo ancora ballato sotto il cielo stellato né dormito nel deserto. 

Eppure nella solitudine della mia camera d'albergo sono stata travolta da un'ondata di commozione che non riuscivo a placare. In bilico tra l'entusiasmo di essere in un posto così coinvolgente e il rammarico di non riuscire a dar voce a pensieri ed emozioni. 

E ancora adesso mi sento bloccata. 

Mi accade sempre quando un viaggio lascia davvero il segno raschiando l'anima, sempre la stessa storia. 

Perché la Giordania mi ha sconvolto in questo modo?

Innanzitutto perché non me l'aspettavo così. Fino a pochi mesi fa non era nella mia wishlist e sbagliavo. Di grosso. 

La Giordania ha superato ogni mia aspettativa. Non è solo meta di pellegrinaggi religiosi (un tipo di turismo che al momento non mi esalta) perché da sempre rappresenta la culla delle religioni monoteiste, ma è un posto per tutti. La Giordania riesce ad affascinare tutti. Dai più giovani ai più anziani.

Cultura, storia, spiritualità, buona cucina, benessere e persino avventura. Tutti questi aspetti si mescolano dando vita a un viaggio ricco di fascino e suggestione.

La Giordania ha saputo scaldarmi sin da subito, sia con il calore delle temperature che con quello umano - il tipo di calore che preferisco. 

Avrei voluto congelare ogni dettaglio. Dal marasma di colori nei souk al sorriso che mi hanno rivolto alcune bambine. Certo, ci ho provato con le foto, ma alcune sfumature avrei voluto imprimerle non nella memory card della reflex, ma nella corteccia cerebrale, laddove nulla riesce a scacciarle dalla mente. 

E' quello che ho provato a fare nel deserto del Wadi Rum. Dopo aver scalato una duna di sabbia, mi sono fermata su una roccia osservando i colori pastello che dipingevano il cielo all'orizzonte.

  Ho nutrito i miei occhi di una bellezza fuori dal comune. Tanti granelli di bellezza che sto provando a trattenere con le parole, prima che possano fuggire via come fanno i granelli di sabbia raccolti con le mani.  La Giordania mi ha scombussolato l'anima. 

Sarà anche merito della compagnia, questo è poco ma sicuro. Un piccolo paragrafetto vorrei dedicarlo a coloro che mi hanno accompagnato in questa esperienza. Lucia, Stefania, Sara, Paola, Francesco, Patty - in ordine del tutto casuale. Un "branco di cuori" accomunati dalla passione per il viaggio. Non avrei potuto essere più fortunata.

E poi vorrei spendere qualche parolina anche per la nostra guida locale Sufian, da noi soprannominato Suffy. Con le sue spiegazioni e gli inevitabili dibattiti, è stato un ponte tra Occidente e Medio Oriente, due mondi estremamente differenti. E' riuscito a farci immergere nella cultura giordana parlandoci della sua gente, degli usi e costumi locali, persino della sua famiglia.

I suoi "Yalla Yalla!" incalzanti continuano a risuonare nella mente come un'eco persistente. 

Prima di chiudere questo primo post poco informativo - sapete che siete costretti sorbirvi una solfa emozionale al ritorno da ogni viaggio - vorrei dare delle risposte a tutti coloro che mi hanno chiesto informazioni sulla sicurezza del Paese.

Prima della partenza in tantissimi mi hanno messo in guardia sul pericolo che stavo per correre.

Mia madre, all'annuncio della partenza imminente, ha fatto una faccia da "mia figlia sta per andare in guerra" - in antitesi con il mio entusiasmo dirompente.  

Ma è davvero così?

No, per quanto riguarda la mia esperienza.

Durante il viaggio non ci sono mai stati momenti di allarme - come ha scritto anche Paola in questo post - e pur avendo macinato chilometri attraversando l'intero Paese e raggiungendo il confine con Siria e Israele, non ho mai visto forze armate.

Pur essendo circondata da Paesi in tensione (Iraq, Siria, Israele, Arabia Saudita) la Giordania è un luogo pacifico e accoglie profughi dalla Siria, tanto da essere conosciuta come l'oasi del Medio Oriente

La Giordania ha un incredibile patrimonio storico e culturale che secondo me non andrebbe accantonato e rimandato per una visita futura. La disinformazione e le notizie distorte che arrivano qui ci fanno pensare erroneamente che la Giordania sia una destinazione pericolosissima e colpita dalla grande piaga della guerra. Non è così e non sarei onesta se vi dicessi il contrario.

La voce del muezzin che risuona per le strade, i minareti che svettano all'orizzonte, i copricapi coloratissimi indossati dalle donne, l'hummus servito ad ogni pasto, il profumo intenso e penetrante delle spezie, i salam alaicum proferiti in segno di saluto, una bimba che mi sorride nell'obiettivo e poi mi chiede teneramente di vedere la foto che le ho scattato, il ritmo suadente delle danze arabe, gli shukran senza fine.

Perchè shukran vuol dire grazie. E i grazie non sono mai abbastanza.

Quindi shukran, Giordania!