Parlare dei miei viaggi a volte non basta.

A volte sento che ho qualcosa in più da esprimere e da raccontare, anche solo per sfogarmi.

Spesso mi ritrovo a fare pensieri contorti come matasse..

Proprio ieri, poco prima di cominciare la mia lezione di rebound (quello sport in cui si salta su tappetini molleggianti stile atleta circense), ho fatto due chiacchiere con un'altra donna del corso. 

Ricordo la sua espressione di dissenso quando a lezione si presentò la nuova insegnante. "Non mi piace" - disse, con sopracciglio alzato e narici allargate.

A me sinceramente la prima lezione con la nuova istruttrice non dispiacque affatto, anzi, la trovavo persino più coinvolgente.

Bene. Ieri sera sempre lei, la mia compagna di corso, mi fa: "Sai che mi piace adesso! Forse avevo bisogno di abituarmi.. Peccato che molte altre ragazze abbiano abbandonato il corso perché si sono arrese dopo la prima lezione con la nuova istruttrice."

La nostra conversazione si è interrotta così, perché improvvisamente la musica ha iniziato a rompere il silenzio della palestra e la lezione è iniziata.

Per tutta l'ora, molleggiando su quell'arnese (senza mai abbandonare la fifa assurda di cadere tra un salto e l'altro) ho pensato a quanto l'abitudine incida sulle nostre vite, e con essa la paura del cambiamento.

[Sì, i miei pazzi pensieri in viaggio non mi abbandonano nemmeno mentre salto]

Ci ostiniamo a fissarci su quello che è stato anche se non è andato a buon fine, anche se siamo ben consapevoli che cambiando potremmo avere di meglio. Eppure no. Cambiare ci spaventa.

Certo, un corso in palestra è un esempio banale. Ma pensiamo alle relazioni. Quante persone hanno paura di dire basta? Quanti si fossilizzano su amori passati, amori impossibili, amori platonici anziché capire che la felicità è a portata di mano, ma ben lontana da quelle fissazioni.

La paura di provare qualcosa di nuovo attanaglia l'anima, così spesso si preferisce la routine.

Cambiare macellaio? Cambiare panettiere? Cambiare gestore telefonico? Ma NO! Da anni sono loro cliente! 

Penso a mio padre e alla mia coraggiosa e al tempo stesso stupida idea di portarlo a cena in un ristorante giapponese per il suo compleanno. Ho deciso di andare sul leggero evitando il sashimi dal sapore un pò troppo deciso, così ho ordinato nigiri ("bacchette" di riso con pesce) e roll fritti, in modo da farlo abituare gradatamente ai sapori giapponesi.

Dal momento che mio padre, da buon pugliese, adora il pesce (e con esso cozze, scampi, allievi, ricci...), mi aspettavo una certa approvazione da parte sua. Macché! Ha disprezzato tutto! Non contento fa al cameriere: "Senta, ma non avete degli spaghetti con i frutti di mare?"

Il cameriere, che mi conosce da tempo, mi sorride e risponde a mio padre con ironia: "Sì, certo, a casa mia!".

Insomma, la mia idea geniale di fargli assaporare una nuova cucina si è rivelata un flop colossale. Mio padre è una di quelle persone che, essendo nate in Italia, vivono di cucina italiana, convinti che sia la migliore al mondo e tutto il resto sia spazzatura. Pizza, spaghetti, parmigiana, bolognese, carbonara.. Insomma, di provare cucine straniere non se ne parla. Spaventato dal nuovo.

Mi chiedo se anch'io finirò per aver paura di provare nuove esperienze, di sperimentare una nuova pietanza, di iniziare un nuovo corso, di fare un nuovo viaggio lontano. E no. Non voglio vivere nel timore, incatenata alle abitudini.

Cosa ne pensate? 

Anche voi avete paura del cambiamento?

Concludo l'articolo con una frase azzeccatissima che Eli mi ha lasciato tra i commenti. Life begins at the end of your comfort zone.

Accettiamo di vivere nell'infelicità perché abbiamo paura dei cambiamenti.La sola vera trappola è restare attaccati ad ogni cosa.Le rovine sono un dono,la distruzione è la via per la trasformazione.
(Mangia ,prega,ama)